et impietatis est figurare Deum. Ma noi diciamo che in due modi, cioè con
Scrittura o che dai santi nostri Padri a noi sono state lasciate, come serìa il dipingere
et imitazione di queste cose visibili, a noi note, ascendessimo alla meditazione delle invisibili.
che, nel venerare le nostre imagini, noi non facciamo differenza dal grande e sommo Iddio
e partecipi della sua bontà et eccellenza, noi diamo onore e culto, non già di
è manifestata la divina eccellenza partecipata; onde noi riveriamo le loro imagini non come cose per
opera manuum eius annunciat firmamentum). Ma noi prencipalmente veneriamo queste imagini, perché la intenzione
'santi, rappresentataci allora e concetta da noi nel grado e forma che si conviene.
l 'aspetto di quella figura; perché noi abbiamo in animo prencipalmente di riverire con quel
che, anzi, non si scorge in noi alcuno segno di differenza tra la latrìa,
, che in questo modo dicono non esser noi differenti da 'gentili, che adoravano anch
l 'opere delle mani loro. Ma noi rispondiamo che la adorazione si può essercitare da
rispondiamo che la adorazione si può essercitare da noi in tre modi: l 'uno,
divina. Nel primo, non crediamo noi che alcuna imagine sia cosa divina, o
acquistata qualche santità in alcuno delli modi da noi narrati altre volte, i quali però non
essendo materiale. Nel secondo, teniamo noi che 'l tabernacolo del Sacramento non sia
nelle quali piacque a lui di manifestarsi a noi; ma queste de 'santi esprimono ciascuno
culto delle nostre imagini, venerandole noi non per sé stesse, ma per quello
quali ragioni et autorità chiaramente si scuopre quanto noi in ciò siamo differenti dai gentili, de
, et altri in altre maniere; ma noi nelle nostre imagini nessuna di queste cose crediamo
ingannassero nel mezzo o nel fine. Ma noi, prendendo veri e santi oggetti et i
quanto dalle loro adorazioni siamo lontani, dirizzando noi il culto nostro al fine vero e perfetto
qui nasce che nel mirarla possono cadere in noi varii pensieri: l 'uno dirizzato alla
. Nei primi due modi non diamo noi sorte alcuna d 'onore o riverenza a
questo mondo. Nel terzo modo prendiamo noi esse imagini non come semplici figure, ma
; il che vuol dire che, riguardando noi con gli occhi corporali nella imagine, la
, iperdulìa e dulìa, di sopra da noi dichiarati. Né saranno questi due atti diversi
che sono sensibili. Imperoché, non potendo noi apprendere in questa vita le cose celesti,
mosso dalla fede, questa, perché in noi si trova molto debole, muove ancora languidamente
delle cose materiali presenti; che se in noi avesse così alte radici la viva fede,
ragione cessa nella venerazione e culto di che noi parliamo, comprendendo la mente nostra Iddio o
nei modi che di sopra sono stati da noi dichiarati. Cap. Xxxiii
quella setta di eretici molto scandalosa. Noi, rispondendo, diciamo che, se bene
sopra nome detti filosofi; nientedimeno presso di noi, da che fu il lume dello evangelio
indotti a non farne conto; percioché diciamo noi, oltre la risposta data da S.
della santa Chiesa. Onde, se bene noi, che parliamo con popolo confirmatissimo nella religione
o di farcela adoperare in modo che a noi stessi noccia e non al nemico. Vede
che non siano fatte ad essi et a noi perniziose e dannevoli. Leggiamo, per
pittura rappresenta per gli occhi le cose da noi significate alla mente altrui; per lo che
più tosto all 'arte del pittore, noi, che non intendiamo entrare in questa parte
che perché può accadere in diversi modi, noi, seguitando l 'uso più commune de
l 'ufficio delle imagini. Onde cercheremo noi di accomodare gli essempii alla capacità delle pitture
non avendo voluto la sacra Scrittura significare a noi se non quello che era necessario, quod
altre e che condizione particolare li convenga, noi per ora seguitiamo il parere di quegli che
, la quale non solo è creduta da noi per essere misterio della santa fede, ma
cioè leggiera, veemente e violenta): noi, che non trattiamo ora di cose dogmatiche
pittore non abbia avuta mala intenzione, nondimeno noi per li detti di san Paolo e di
in casa tali pitture, che diremo? Noi, oltre la similitudine di quei che tengono
passa nel regno della bugia da essere da noi scacciata, sì come afferma S. Ieronimo
e della catolica Chiesa, le quali da noi sono accettate con eguale pietà, secondo che