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Discorso intorno alle imagini sacre e profane, diviso in cinque libri, dove si scuoprono varii abusi loro e si dichiara il vero modo che cristianamente si doverìa osservare nel porle nelle chiese, nelle case et in ogni altro luogo. Raccolto e posto insieme ad utile delle anime per commissione di Monsignore Illustriss. e Reverendiss. Card. Paleotti Vescovo di Bologna. Al popolo della città e diocese sua.

Paleotti Gabriele 50 risultati

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  • Trattati d'arte del '500
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et impietatis est figurare Deum. Ma noi diciamo che in due modi, cioè con

Scrittura o che dai santi nostri Padri a noi sono state lasciate, come serìa il dipingere

et imitazione di queste cose visibili, a noi note, ascendessimo alla meditazione delle invisibili.

che, nel venerare le nostre imagini, noi non facciamo differenza dal grande e sommo Iddio

e partecipi della sua bontà et eccellenza, noi diamo onore e culto, non già di

è manifestata la divina eccellenza partecipata; onde noi riveriamo le loro imagini non come cose per

opera manuum eius annunciat firmamentum). Ma noi prencipalmente veneriamo queste imagini, perché la intenzione

'santi, rappresentataci allora e concetta da noi nel grado e forma che si conviene.

l 'aspetto di quella figura; perché noi abbiamo in animo prencipalmente di riverire con quel

che, anzi, non si scorge in noi alcuno segno di differenza tra la latrìa,

, che in questo modo dicono non esser noi differenti da 'gentili, che adoravano anch

l 'opere delle mani loro. Ma noi rispondiamo che la adorazione si può essercitare da

rispondiamo che la adorazione si può essercitare da noi in tre modi: l 'uno,

divina. Nel primo, non crediamo noi che alcuna imagine sia cosa divina, o

acquistata qualche santità in alcuno delli modi da noi narrati altre volte, i quali però non

essendo materiale. Nel secondo, teniamo noi che 'l tabernacolo del Sacramento non sia

nelle quali piacque a lui di manifestarsi a noi; ma queste de 'santi esprimono ciascuno

culto delle nostre imagini, venerandole noi non per sé stesse, ma per quello

quali ragioni et autorità chiaramente si scuopre quanto noi in ciò siamo differenti dai gentili, de

, et altri in altre maniere; ma noi nelle nostre imagini nessuna di queste cose crediamo

ingannassero nel mezzo o nel fine. Ma noi, prendendo veri e santi oggetti et i

quanto dalle loro adorazioni siamo lontani, dirizzando noi il culto nostro al fine vero e perfetto

qui nasce che nel mirarla possono cadere in noi varii pensieri: l 'uno dirizzato alla

. Nei primi due modi non diamo noi sorte alcuna d 'onore o riverenza a

questo mondo. Nel terzo modo prendiamo noi esse imagini non come semplici figure, ma

; il che vuol dire che, riguardando noi con gli occhi corporali nella imagine, la

, iperdulìa e dulìa, di sopra da noi dichiarati. Né saranno questi due atti diversi

che sono sensibili. Imperoché, non potendo noi apprendere in questa vita le cose celesti,

mosso dalla fede, questa, perché in noi si trova molto debole, muove ancora languidamente

delle cose materiali presenti; che se in noi avesse così alte radici la viva fede,

ragione cessa nella venerazione e culto di che noi parliamo, comprendendo la mente nostra Iddio o

nei modi che di sopra sono stati da noi dichiarati. Cap. Xxxiii

quella setta di eretici molto scandalosa. Noi, rispondendo, diciamo che, se bene

sopra nome detti filosofi; nientedimeno presso di noi, da che fu il lume dello evangelio

indotti a non farne conto; percioché diciamo noi, oltre la risposta data da S.

della santa Chiesa. Onde, se bene noi, che parliamo con popolo confirmatissimo nella religione

o di farcela adoperare in modo che a noi stessi noccia e non al nemico. Vede

che non siano fatte ad essi et a noi perniziose e dannevoli. Leggiamo, per

pittura rappresenta per gli occhi le cose da noi significate alla mente altrui; per lo che

più tosto all 'arte del pittore, noi, che non intendiamo entrare in questa parte

che perché può accadere in diversi modi, noi, seguitando l 'uso più commune de

l 'ufficio delle imagini. Onde cercheremo noi di accomodare gli essempii alla capacità delle pitture

non avendo voluto la sacra Scrittura significare a noi se non quello che era necessario, quod

altre e che condizione particolare li convenga, noi per ora seguitiamo il parere di quegli che

, la quale non solo è creduta da noi per essere misterio della santa fede, ma

cioè leggiera, veemente e violenta): noi, che non trattiamo ora di cose dogmatiche

pittore non abbia avuta mala intenzione, nondimeno noi per li detti di san Paolo e di

in casa tali pitture, che diremo? Noi, oltre la similitudine di quei che tengono

passa nel regno della bugia da essere da noi scacciata, sì come afferma S. Ieronimo

e della catolica Chiesa, le quali da noi sono accettate con eguale pietà, secondo che