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Discorso intorno alle imagini sacre e profane, diviso in cinque libri, dove si scuoprono varii abusi loro e si dichiara il vero modo che cristianamente si doverìa osservare nel porle nelle chiese, nelle case et in ogni altro luogo. Raccolto e posto insieme ad utile delle anime per commissione di Monsignore Illustriss. e Reverendiss. Card. Paleotti Vescovo di Bologna. Al popolo della città e diocese sua.

Paleotti Gabriele 50 risultati

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  • Trattati d'arte del '500
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, quod bonum est tenete, e da noi nel quarto libro se ne parlerà più a

eretici di nominarci idolatri; ché, se noi avessimo le sole imagini de 'santi,

luogo al loro inganno, ma sendo fra noi tante statue de 'falsi dèi e facendosene

loro causa sia mai incorso in idolatria; noi, per replica di queste et altre simili

si discorrerà al suo luogo, concludendo che noi biasimiamo principalmente l 'abuso del tenere queste

che le avessero usate, nientedimeno pare a noi che molto difficilmente si possa un cristiano scusare

se non con diversità de remedii, penseremo noi di potere più facilmente provedere a 'bisogni

ricchiederanno. Il che quantunque di sopra da noi negli avvertimenti al lettore sia stato significato,

muscipulam pedibus insipientium. Laonde il pericolo che noi corriamo mentre siamo in questo mondo non nasce

le cose del mondo et in che maniera noi debbiamo servircene per non errare, abbiamo la

queste cose adunque dette dei libri dei gentili noi per medesime ragioni argomentiamo che le pitture profane

che le pitture profane, potendo apportare a noi varii giovamenti, non devono essere subito ributtate

si averanno da Considerare varii avvertimenti, affinché noi non restiamo ingannati e gli altri male edificati

'essempio di Nilo vescovo, narrato da noi altrove, che non volse che nei muri

prendere per altra strada argomento, quanto a noi cristiani ripugni il mettere nelle chiese simili cose

'architettura. Onde tanto maggiormente conviene a noi cristiani di servare l 'intero decoro col

o altre cose misteriose. Il che desideraressimo noi grandemente che dai superiori delle chiese in questa

E perché questa è materia assai ampia, noi per maggiore chiarezza pensiamo di distinguerla in due

sono stati cristiani; de 'quali volendo noi sapere s 'è conveniente il conservare le

professione della persona. Onde tanto più diciamo noi doversi nel proposito nostro avere grandissima avvertenza di

e mirare ad altro segno debbono essere da noi sùbito fuggite; nel qual numero sono in

ben perito et essercitato in esse. Così noi biasimiamo principalmente lo abuso di tenere queste cose

tosto di cosa nobile e giudiciosa. Noi, per rispondere meglio a questo, che

di anteporre la antichità, potria considerare che noi in questo discorso non trattamo d 'introdurre

come si deve credere, se bene a noi occulto, e sono degni almeno di grandissima

di gentilità, acciò non più siano da noi, a guisa de 'gentili istessi,

de 'maggiori sono state raccolte; ma noi diciamo che tanto sarà maggiore la virtù,

vita umana. Di questi non neghiamo noi che non si possa conservare degna memoria,

virtù de 'suoi maggiori, non intendiamo noi ora di dannarle, potendo elle apportare servigio

E però il frutto principale che pareria a noi dovesse cavare il cristiano da quelle, serìa

non seranno state così dedite a vizii come noi, riprendendo in ciò la debolezza e dapocaggine

e dapocaggine nostra. Certo che giudicaressimo noi con questi simili discorsi potere ciascuno, come

mente de molti, se non siano da noi, secondo quel lume che piacerà a Dio

suoi sudditi; nel qual caso, volendo noi conoscere se il popolo fa cosa lodevole o

a far questo. Ora, quantonque noi parliamo solo rispetto a 'cristiani e non

conosciuti solo dall 'altissimo Dio, a noi non tocca di essaminarli, parlandosi solo al

vestram tyrannidis iugo liberavi '. Ma noi senz 'altre distinzioni più tosto crediamo che

Ora in proposito delle statue, parendo a noi che le azzioni degli uomini, e specialmente

sopra gli altri e simili cose, da noi, in dubbio, si ha da interpretare

curant imbracteari etc.; si risponde che noi non crediamo ch 'oggi alcuno sia che

la imitazione del vero, nientedimeno il vedere noi stessi nella imagine propria deformi ci contrista;

. Ma perché tutte queste cose abbiamo noi sinora discorse secondo la specie esteriore del ritratto

soggetti et altre circonstanze che possono intervenirvi. Noi, non potendosi abbracciare tutti i casi,

discorso del prudente lettore da considerarsi, raccordando noi solo, per le ragioni et essempii nel

'avessero avuto longamente presente. Ma noi non intendiamo ora di narrare i modi con

autore viene approvato e ricevuto. Onde ancor noi lo rimettiamo alle regole dette di sopra in

alla prudenza et onestà cristiana – pare a noi di mettere in considerazione che, dovendo le

loro servire a beneficio publico; sì come noi con riverente vista riguardiamo volentieri i ritratti de

sì come dei pittori e scultori di che noi trattiamo piacque alla virtù e diligenza del Vasari

a quel fine buono e lodevole che da noi si è già dimostrato nel primo libro,