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Eccellenza della statua del San Giorgio di Donatello Scultore Fiorentino, posta nella facciata di fuori d'Orsanmichele, scritta da M. Francesco Bocchi in lingua fiorentina; dove si tratta del costume, della vivacità e della bellezza di detta statua

Bocchi Francesco 24 risultati

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noi leggiamo, ne hanno favellato, né noi a patto nessuno dobbiamo essere scarsi in magnificare

in questa guisa: Dinanzi a noi pareva sì verace Quivi intagliato in un

Giorgio ha collocato; onde, acciò che noi quanto in ogni parte egli compiuto sia comprendere

e stimata molto in tutte le cose che noi degne di lode veggiamo ad ogni ora.

la veggiamo. E che altra cagione pensiamo noi che sia, che non già sovente,

hanno acquistato? Ne 'quali, se noi ad una ad una tutte le parti vorremo

alcuno sperare non potea. E come potremo noi altresì lodare Cesare, non per le civili

vita e l 'onore. Che diremo noi di Annibale, di cui la sagacità da

bello né perfetto. Perché, come potremo noi farci a credere che Isocrate fosse tale,

e più perfetto. E che diremo noi de 'poeti? I quali, comecché

che è propria e principale. Se già noi non vogliamo dire che Vergilio imprendesse a formare

questa è considerazione troppo più alta che a noi et al presente trattato non si richiede,

si sono affaticati. E perché andiamo noi queste cose raccontando? Non è egli cosa

questa compiuta e perfetta bellezza, della quale noi diciamo, gli partoriscono. Per lo che

prezioso è sopra ogni cosa malagevole. Ma noi tra questi artefici non dobbiamo annoverare coloro in

suo artifizio quella naturale bellezza, di che noi al presente ragioniamo. Ella adunque, che

dell 'età questa bellezza, di che noi ragioniamo, non l 'abbandonò giammai.

misura ordinate. Né questo, di che noi favelliamo, ci sarà malagevole a conoscere,

Vagliono adunque molto le parti, di che noi detto abbiamo, ma non adoperano in quella

, erano commendate et apprezzate. Per questo noi dire possiamo che il collegamento del San Giorgio

riguardevole e mirabile, che altra cosa pensiamo noi che sia cagione dì questo, se non

, et il cantare ad Omero. Così noi, né più né meno, altresì di

le fatiche che contrariano la bellezza, quante noi abbiamo veduto; le quali tuttavia non hanno

bellezza orrevole e fornita appieno di maestà, noi possiamo dire che nessuno altro artefice si dee

Trattato della nobiltà della pittura. Composto ad instanzia della venerabil Compagnia di San Luca et nobil Academia delli pittori di Roma. Da Romano Alberti della città del Borgo S. Sepolcro.

Alberti Romano 26 risultati

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Di questo principalmente a questi giorni ragionando fra noi raccolti insieme, investigavamo efficaci ragioni, con

si scorgevan risplendere; la quale, stando noi tutti attoniti, cotali parole con interposti singhiozzi

occhi nostri sparve. Sì che, restando noi, oltre la meraviglia, inteneriti e commossi

loro ingombrati et offuscati. Ma ritornando noi al nostro primo proposito e differendo questo in

autorità, della quale si serve contra di noi la prima opinione cavata da Seneca in quelle

di sotto provaremo. E però venendo noi alla nobiltà naturale et intrinseca di questa nostra

fatighe dell 'animo. Ora, volendo noi provare che la pittura sia arte liberale,

E la ragione di ciò, volendo noi entrar più adentro nell 'intrinseca nobiltà di

quali principalmente si serve in quella parte da noi sopra detta machinaria, come in far instrumenti

fatto, come primieramente, da Plinio volendo noi cominciare, leggemo che « effectum est,

. E se bene la prima opinione a noi contraria si serve di un luogo di Vulpiano

e mecaniche la pittura. Al che facilmente noi rispondendo, diciamo che in doi luoghi di

pittura. Il senso delle quali parole volendo noi ricercare, più tosto ritrovaremo lode della pittura

Sì che, confutati li principali argomenti a noi contrarii, veniremo alla seconda cagione, per

Per il che spiegò quel famoso verso da noi sopra detto Orazio et altrove disse « Ut

il commuovere, le quali cose potiamo ancor noi dir che concorrino notabilmente nella pittura, sì

è stato detto, i quali seguitando, noi essaminaremo brevemente ciascheduna di queste parti.

Mesalla oratore a persuadere Q. Pedio da noi sopradetto, per natura muto, che attendesse

spiegar di quel che è conosciuta, seguitando noi il mirabile stile di quello in parte,

deve notare che tre delettazioni si trovano in noi, come dice San Tomasso, l '

ogni altra desiderabile e conseguentemente piacevole; vedendo noi qui apertamente quel detto verificarsi, che l

'arte oratoria per gli effetti, da noi sopradetti, che produce, producendo gl '

liberale. Il che similmente, volendo noi considerar la terza cagione, che è il

molto più chiaramente vedremo. Imperocché, cominciando noi dalla prospettiva, connumerata da Aristotile fra quelle

il passo d 'una persona verso di noi, necessariamente sempre scorgeremo che metterà una gamba

questa che rimane indietro, perché, risguardandola noi, ci parerà corta, si chiamerà in