Non è sempre vero il proverbio antico di noi toscani: " tristo a quello uccello che
vuol durarvi fatica: se già non volessimo noi dire che questi tali non dalla natura,
Consoli, è stato molto aùpproposito, avendo noi veduto la differenza delle maniere, e colui
le nostre -, abbiamo giudicato infra di noi che prima Lorenzo Ghiberti sia quello a cui
ne 'tempi nostri. Di che abbiamo noi per il vero uno obligo singulare a que
, Filippo di ser Brunellesco disse: " Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita "
trovò esser quello ferro, che è da noi chiamato la ulivella, con che si tira
potranno: e massime che altro ricordo di noi non resta, salvo le muraglie che rendono
scultore fiorentino Gli scultori che noi abbiamo chiamati vecchi ma non antichi, sbigottiti
ciascuno che nasce; per il che dovendo noi più che gli altri conoscere la bontà di
in diverse lingue. De 'quali a noi basta por questi soli: Scultura H
buoni che gli inetti. E nientedimanco sapendo noi la eccellenzia de 'rari ingegni del secol
epistola mando A te che spregi miseramente noi. Ma nella pittura non fece egli
avete maestri ", replicò Lorenzo: " Noi abbiamo tanti danari che noi ne faremo "
Lorenzo: " Noi abbiamo tanti danari che noi ne faremo "; il Graffione subitamente gli
a Melozzo da Furlì; il che a noi non pare verisimile, sì perché di Melozzo
giudicio libero a chi la intende meglio di noi. Dipinse in questa cappella la Ascensione di
, disutilmente rimangon persi. E quanti abbiamo noi veduti seguire una professione lungo tempo solo per
È Il Disegno Or Che Filippo Parte Da Noi. Stràcciati Il Crin, Flora, Piangi
pittura e scultura, quelli eccellenti maestri che noi abbiamo descritti sin qui nella Seconda Parte di
al vero che i terzi, di chi noi ragioneremo da qui avanti, poterono mediante quel
quale dando principio a quella terza maniera che noi vogliamo chiamare la moderna, oltra la gagliardezza
antiche. Ma se tanto sono da noi ammirati que 'famosissimi che, provocati con
diedero vita alle opere loro, quanto doviamo noi maggiormente celebrare e mettere in cielo questi rarissimi
di essere stimato in Venezia et onorato da noi fra i buoni artefici. Lavorò un
merita fra i benefattori dell 'arte da noi essere annoverato. Et àssene giustamente guadagnato questo
volta alla sala grande di detto palazzo che noi chiamiamo a botte, e non credeva Lorenzo
. Di costui fece dono la natura a noi, essendosi digià contentata d 'essere vinta
che coi ricordi della fama lassano quaggiù fra noi per le opere loro onorato nome, possono
il cielo di quella stanza, resta che noi raccontiamo quello che e 'fece faccia per
, che oltra lo esser tenuto da tutti noi per uno de 'più amorevoli che faccino
, ella quasi cieca rimase. Ora a noi, che dopo lui siamo, resta imitare
la lingua sempre onoratissima memoria; ché invero noi abbiamo per lui l 'arte, i
nostra uno effetto sì contrario alle complessioni di noi pittori; e questo è che naturalmente gli
ne 'lavori di que 'maestri che noi tegnamo eccellenti e rari. E chi bramasse
sono sempre con stravagante e raro modo da noi scoperti, e da loro con biz[z]arri e
lassar tant 'altre versificatrici, non leggiamo noi che Arete nelle difficultà di filosofia fu maestra
e cose impossibili nelle virtù; perché risguardando noi i principii loro sì deboli e tanto lontani
al segno di grandissima eccellenza. Ma quando noi veggiamo in qualche provincia nascere un frutto che
di quello artefice, come al presente faremo noi al Palma veniziano; il quale, ancora
il vanto di aver passato tutti coloro che noi celebriamo per ingegni rari e divini: laonde
perché e 'vòl mostrarci quanto possa in noi lo influsso delle stelle e de 'segni
più delle volte cagione che nelle complessioni di noi medesimi nascere ci fanno più furiosi o lenti
l 'azzioni umane, e che da noi più tosto celeste che terrena cosa si nominasse
per tenervi tutto quel giorno prigione con esso noi. Ora, sovenendomi di avervi veduto tutto
odiose. Fab. Stimo che fra noi si possa ragionar liberamente; e mi fia
, tutte necessarissime. Ma oggidì, se noi vogliamo porre nel numero di questi periti dell
alla natura nella imitazion di quelle cose che noi abbiamo sempre inanzi. Vedete che Aristotele scrisse
per ciò, che senza il suo aiuto noi non avressimo (come s 'è potuto
Fab. E questo aviene medesimamente a noi altri, che per povertà di parole spesse