buon giudicio, di modo che, credendo noi imitar le parti buone, non imitiamo le
si concederebbe a verun altro; et a noi sia lecito ancora il dire il vero.
ch 'è la seconda parte, dovendo noi considerar l 'uomo vestito et ignudo,
sapendo da qual parte esca quello che a noi tanto piace. La qual parte, considerata
dotti, Virgilio, Cicerone, et appresso noi il Petrarca e l 'Ariosto. Quanto
. Ruggiero; però sarà bene che anco noi, da loro provocati, facciamo una musica
stata la pittura che la scoltura; e noi leggiamo che Iddio fece scolpire l 'imagine
? disse M. Francesco. Non vediamo noi che fin dagli antichi per la forza de
Troilo, sotto questa licenza poetica non vediamo noi cose anco fuora del naturale ordine? »
avete si può dare facilissima risposta. Se noi vogliamo considerare le favole che dagli antichi per
di sopra: Lo sappiamo ancor noi e diamo spesso Questa licenza ad altri
spesso Questa licenza ad altri e per noi stessi La dimandiamo; non ch '
ne la propria bocca, vuole che da noi quella gli sia data, considerando egli che
quella gli sia data, considerando egli che noi sappiamo che ei si diletta de le leggi
chiaramente, dicendo: Prima natura noi di dentro forma A quel 'abito
ogni evento di Fortuna: o giova Noi dilettando, o ne sospinge a l '
voi che quel precetto si stenda anco a noi? ». « Quanto al dipingere
; perché, qual forma o somiglianza daremo noi a quello che non sappiamo che o come
, idolatrassero. Ma la Santa Chiesa a noi che non siamo in quella inclinazione, in
'umiltà ne la quale venne, per noi salvare, quello eterno Verbo che i cieli
M. Pulidoro e gli altri, sappiamo noi quanto siate atto da comparire armato in ogni
'atto che a prima faccia, a noi che ponderosi siamo, pare sconfatto e violento
o de le Molucche, de 'quali noi poca notizia abbiamo, si deve ricorrere agli
sono i Romani et i più moderni a noi. Conciossia che, s 'i Romani
posteri l 'avessero in quella venerazione che noi abbiamo Apelle, Zeusi e gli altri famosi
, rispose M. Troilo. Non veggiamo noi la state cadere le centinaia de le stelle
sia vero, si vede che poco sopra noi si accendono e cadeno; e poi io
. De la cosa de le stelle, noi l 'abbiamo trattata da Aristotile ne la
, ma solo di dignità, sì come noi diciamo 'i primi appo il papa sono
« Arei caro sapere una cosa: se noi ripiglieremo questo istesso corpo che lasciamo, o
impossibile; e bene avete discorso, che noi ciò per fede credere doggiamo, essendo che
sì come esso risuscitò immortale, immortali anca noi risuscitaremo. Né fra i beati sarà difformità
non significhino luogo materiale, né ordine come noi sogliamo intendere; ma che per la destra
questo caso non denotano la sedia materiale che noi usiamo, né meno l 'atto del
. Quanto al detto de 'Salmi, noi non potiamo il sedere letteralmente intendere, per
e colli, o pietre, cadete sopra noi e celatici avanti la faccia del sedente sopra
e lodevole, per dare ad intendere a noi che riguardiamo l 'istoria, quanto sarà
allegrezza, che ne cava tanto fuor di noi che non sentiamo, non vediamo, né
Adamo, la quale non è ora in noi, che sempre inchiniamo a la peggior parte
la religione pura, casta e santa come noi. E che vero sia, considerate che
'pensieri e ne le parole, vagheggieremo noi le figure sacre, nude e disoneste e
diranno: 'Ecco, quelli che già noi istimammo pazzi, ora sono connumerati tra i
penso che ciò faccia solo per mostrare a noi il titolo ch 'ella ha di madre
vizia nel mondano il soggetto istorico, diremmo noi che abbellisca lo spirituale ne le cose sacre
concedo questo che voi dite. Ma a noi che siamo più peccatori, no, ché
Pulidoro il parlar, dicendo: « Chiameremo noi pittore misto quello che fa una leggiadra mescolanza
et arebbe loro data quella maraviglia che a noi darebbe, se veduta non si fusse ancora
ancora ne 'nostri paesi. Et a noi arebbe dato stupore, si egli l '
sempre le debite proporzioni. Qual figura diremo noi che sia quella di coloro che dipingono Orfeo
falza dottrina, dà grave scandolo, diremo noi che edifichi il pittore che falza dottrina dimostra