, di fare una chiesa principale nella loro città, e farla tale che per grandezza e
, capitani, priori et altri magistrati della città, anzi di tutto il popolo di Firenze
Firenze l 'ultimo cerchio delle mura della città, come si disse di sopra essersi già
, che sono oggi nel Camposanto di quella città, uno ve n 'avea fra gl
le porte sopra il fiume del Volturno alla città di Capua, un barco cinto di mura
state fatte di maniera barbara per tutta la città, perché meno venissero i popoli mediante quelle
il tempio di S. Giovanni nella medesima città. Poi, tornato in Firenze l '
Francesco in sul più alto luogo di quella città. Onde, crescendo per tante opere
monte di Pacciano, lontano due miglia dalla città, condotto per canali di piombo un '
fu per la virtù sua da tutta la città con molto onore ricevuto, rallegrandosi ognuno che
per le sepolture di tutti gli abitatori della città, così nobili come plebei, o per
il modello della facciata del Duomo di quella città: e poi con esso [fu] fatta la
Arezzo Giovanni da Guglielmino Ubertini vescovo di quella città, dove fece di marmo la tavola dell
altro un S. Donato vescovo di quella città e protettore, il cui corpo, con
con molti palazzi delle più nobili famiglie della città, per le cagioni dette di sopra.
quello che colla sua virtù aveva in quella città adoprato, fecion fare a esso Giovanni un
chiesa di S. Giovanni Evangelista nella medesima città, con tre figure che la reggono:
S. Iacopo, principale chiesa di quella città, nel quale campanile che è in sulla
Toscana, lavorò nel Duomo Vecchio fuor della città d 'Arezzo per i Tarlati signori di
dal legato del Papa e dal vescovo della città, furono messi in possesso e cominciarono ad
in buon numero et avendo gran credito nella città, a pensare d 'accrescer la detta
grandissima somma di danari et avendo molti nella città che promettevano ogni aiuto, cominciarono la fabrica
quel luogo, ma intorno intorno a quella città, disfatto con molti edifizii le mura vecchie
Pietramalesco, già vescovo e padrone di quella città, furono rifatte, per rifarle con fianchi
di mano del medesimo sono rimase in quella città e massimamente una tavola che è ora in
di questa sorte ne fece molti in quella città. Lavorò nelle Monache di S. Margherita
anni conservato. Fece per tutta la città pitture infinite, et a Sargiano, convento
Agnesa et in S. Niccolò della medesima città. Lavorò finalmente molte opere nella sua
e modello del palazzo de 'Governatori della città d 'Ancona alla maniera greca l '
1276 nel contado di Firenze, vicino alla città quattordici miglia, nella villa di Vespignano,
Finite queste cose si condusse in Ascesi, città dell 'Umbria, essendovi chiamato da fra
state de 'Gentili e recate in quella città di varie parti del mondo, così fusse
quell 'opera gl 'acquistò in quella città e fuori tanta fama, che Papa Benedetto
richiesta di Castruccio, signore allora di quella città sua patria, fece una tavola in S
in aria e quattro Santi protettori di quella città, cioè S. Piero, S.
disegnasse a S. Fridiano, nella medesima città di Lucca, il Castello e Fortezza della
n 'andò a Rimini, della qual città era il detto Malatesta signore; e lì
questo principio e fondamento intervenne il vescovo della città, il quale, presente tutto il clero
Milano alcune cose che sono sparse per quella città e che insino a oggi sono tenute bellissime
tra i pittori il più sommo della medesima città di Firenze, e le sue opere il
della chiesa di S. Domenico della medesima città è un Crucifisso, una Madonna et un
San Francesco. Dipinse ancora nella già detta città d 'Ascesi, nella chiesa di sotto
cittadino e che ancora oggi sono in quella città alcuni della famiglia de 'Capanni. Onde
n 'è anco viva memoria in questa città, perché oltre a quello che ne scrisse
il medesimo consolato, la Dogana di quella città et altre fabriche. E nel vero si
l 'Opera di Santa Maria di quella città. Per che, andati là, fecero
S. Chiara et altri luoghi di quella città; onde passando Giotto nell '
ingiurie ricevute messono la maggior parte di quella città a sacco, ella nondimeno mostra che fu
mentre che costoro lavoravono in Bologna, quella città mediante un legato del Papa si diede liberamente
con molto piacere e contento di tutta la città che restò per ciò molto obligata alla virtù