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Vita di Michelangelo Buonarroti

Vasari Giorgio, edizione del 1568 50 risultati

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  • Trattati d'arte del '500
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gli rispose che ella sarebbe finita " quando io arò satisfatto a me nelle cose dell '

che gli durò poi parecchi mesi. Et io ne posso fare fede, che avendo lavorato

grandi del palazzo del duca Cosimo, se io non avessi fatto una sedia che s '

quando potrò: te la farò finire bene io ". Però tornato a casa Michelagnolo

crede e non mortale. Ma che dirò io dell 'Aurora, femina ignuda e da

segno del gran dolore. E che potrò io dire della Notte, statua non rara ma

pur assai drento. Rispose g[h]ignando: " Io son mercante ", credendo non essere stato

Papa ne prese còllora, dicendo: " Io ho avuto 30 anni questo desiderio, et

che son Papa non me lo caverò? Io straccerò il contratto e son disposto che tu

la scoperse l 'anno 1541 (credo io) il giorno di Natale, con stupore

, anzi di tutto il mondo; et io che quell 'anno andai a Roma per

finita, come si dirà altrove. E io ne fo fede, avvengaché l 'anno

fo fede, avvengaché l 'anno 1550 io fussi per ordine di papa Giulio Terzo andato

, che era il luogo suo, et io mi ero adoperato che Giulio Terzo si risolveva

richiesemi di parere e di disegno, et io ne lo confortai assai, stimando che per

avessi un servidore che valessi qualcosa. Ma io non mi maraviglio, sendo voi risucitatore di

tempo alla morte. E per abreviare, io son tutto, come son, vostro

e volsevi mandare uno a suo modo; io, per non combattere con chi dà le

reso poco lume. Gli rispose: " Io vorrei sentire parlare questi deputati ". Il

; e Michelagnolo soggiunse: " Io non sono, né manco voglio essere,

Signoria Vostra né a nessuno, quel che io debbo o voglio fare. L 'ufizio

: " Padre Santo, vedete quel che io guadagno, che se queste fatiche che io

io guadagno, che se queste fatiche che io duro non mi giovano all 'anima,

duro non mi giovano all 'anima, io perdo tempo e l 'opera ".

Montorio, e con molta mia satisfazione, io tornai a Fiorenza per servizio del duca Cosimo

parole: " Giorgio amico caro. Io ho preso grandissimo piacere della vostra, visto

lo fo per non parere mercante. Ora io vi dico che per le molte lode che

lode che per detta mi date, se io ne meritassi sol una, mi parrebbe,

meritassi sol una, mi parrebbe, quando io mi vi detti in anima et in corpo

sadisfatto a qualche minima parte di quel che io vi son debitore; dove vi ricognosco ognora

vi ricognosco ognora creditore di molto più che io non ho da pagare. E perché son

stato tanto parlato, crediate che, se io mi potessi ricordare come io l 'avevo

che, se io mi potessi ricordare come io l 'avevo ordinata, che io non

come io l 'avevo ordinata, che io non mi farei pregare. Mi torna bene

ma non credo che sia appunto quella che io pensai allora, perché mi torna cosa goffa

luogo nessuno e resti libera ogni faccia. Io scrivo cosa da ridere, ma so ben

" Messer Giorgio, amico caro. Io chiamo Iddio in testimonio come io fu '

caro. Io chiamo Iddio in testimonio come io fu 'contra mia voglia con grandissima forza

detta fabbrica, come si faceva allora, io sarei ora a quello di detta fabbrica,

a quello di detta fabbrica, ch 'io desidererei tornarmi costà; ma per mancamento di

peccato, perdere il premio delle fatiche che io ho durate in detti X anni per l

anni per l 'amor de Dio. Io vi ho fatto questo discorso per risposta della

. E. quanto so e posso. Io esco di proposito, perché ho perduto la

: " Messer Giorgio mio caro. Io posso male scrivere; pur per risposta della

dispiacere, ma con desiderio della morte. Io l 'ho tenuto ventisei anni e hollo

ora che lo avevo fatto ricco e che io l 'aspettavo bastone e riposo della mia

: " Messer Giorgio amico caro. Io ho ricevuto il libretto di messer Cosimo che

diate, et a quella mi raccomando. Io ho avuto a questi dì, con gran

visitare que 'romiti, in modo che io son ritornato men che mezzo a Roma,

" Dio il voglia, Vasari, che io la tenga a disagio qualche anno; e