pure che la mi serva così tanto che io noti i dì del mese, che sono
ignoranza sua, disse: « Andrea, io sono uomo per mostrarvi con l 'armi
cinque soldi, dico, con tutto che io non sia tale da dare giudizio sopra una
più chiamare maestro, e però mi chiamerò io da me da me. Maestro Tasso
sì nobile ispirito, a sì onorata adimanda io non risponda quello che in me ne sento
benignità, come nella pittura si truova, io in questa nulla ne ritruovo. Talché bisogna
vi parà, M. Benedetto, che io sia uscito di materia, ma non si
lascerò molti essempi che dir si potrieno. Io non vi voglio ragionare de 'modi del
, perché in altro luogo n 'ho io scritto che un dì vi farò vedere,
mi viene in ciò molto dilatarmi; dove io arò bisogno se degnar vi vorreti di udirmi
essempio addurre vi voglio alla memoria, che io so che dovete sapere quante donne sono per
alcuna lavorassi di marmo. Questo non già io il dico in dispregio de l 'arte
; e perciò non vi sia maraviglia se io vi sono stato troppo prolisso, che voi
pregandovi che mi afaticate in quelle cose dove io vaglio qualche poco, ché grato mi fia
grato mi fia per voi ogni fatica. Io avevo pensato con pochissimi versi dirvi quello che
foglio scritto. Non già che di questo io mi penta: confidandomi in vostra umanità vi
se ne abbia, ché per molte ragioni io non arei forse con nissuno altro tanto largamente
. Pregovi che mi amiate di cuore come io voi amo. Bene valete.
Suo Osservandissimo. Quanto contento io abbi avuto, M. Benedetto mio,
siate raguagliato dal nostro Luca Martini; e io insieme con esso voi mi rallegro, e
, ch 'a Dio piacci. Io disiderei assai potervi risolvere quello disiderate da me
de l 'altra. E per questo io non ne voglio parlare, ma solo questo
medesima sustanzia. A tale che, se io vi volessi scrivere la difficultà della scultura e
l 'essere perpetua; e se bene io mi ricordo in Roma avere visto finto la
su la sinistra la Pittura; per che io potrei scriver assai, ma sarebbono in ultimo
bocca che a scriverle, sì per essere io male dittatore e peggio scrittore. E pur
dittatore e peggio scrittore. E pur quale io sono, eccomi. Dico che l '
fa l 'ombra. Subito che io ebbi la vostra lettera, con quel puro
vostra lettera, con quel puro ardore che io vi amo corsi a scrivere questi parecchi scorretti
Benedetto. Perché e 'paia pur che io abbia ricevuto, come ho, il vostro
e 'mi domanda, benché ignorantemente. Io dico che la pittura mi par più tenuta
sole alla luna. Ora, poi che io ho letto nel vostro libretto dove dite che
un medesimo fine sono una medesima cosa, io mi son mutato d 'oppennione e dico
lo scultore di pittura che di scultura. Io intendo scultura quella che si fa per forza
come ho detto, vorrebbon troppo tempo et io n 'ho poco, perché non solo
professioni, e per quello che Le debbo io particularmente per avere imparato da loro, per
magnifico Ottaviano de 'Medici, dal quale io fui sostentato, amato e difeso mentre che
per essere incolta e così naturale com 'io favello, non è degna de lo orecchio
de la vita non mi ha concesso che io mi eserciti con altro mai che col pennello
son giunto a quel termine, al quale io mi imagino di potere aggiugnere ora che la
che oltra lo aiuto e la protezzione che io debbo sperar da l 'Eccellenzia Vostra,
ora senza alcun frutto. E non pur io, che mi son dedicato per servo perpetuo
et occasione d 'esercitarsi talmente, che io già mi rallegro di vedere queste arti arrivate
da me - nella compagnia de 'quali io mi vo preparando con ogni studio di non
dicono. Ora, con quello animo che io tengo d 'Onorarla e di Servirla sempre
molto vicina, per difenderli il più che io posso da questa seconda morte e mantenergli più
una delle arti dette, ma prima che io venga a 'segreti di quelle o alla
i pittori con troppo sdegno, per avere io assai tempo considerato le cose della scultura et
di prosunzione o di ignoranzia, non trattando io de l 'arti altrui come hanno già
una anima medesima regga due corpi, et io per questo conchiudo che male fanno coloro che