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Eccellenza della statua del San Giorgio di Donatello Scultore Fiorentino, posta nella facciata di fuori d'Orsanmichele, scritta da M. Francesco Bocchi in lingua fiorentina; dove si tratta del costume, della vivacità e della bellezza di detta statua

Bocchi Francesco 24 risultati

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'membri ciascuno ottimamente adopera. E chiamo io vivacità non quel potente vigore della vita umana

loro è collocato. La vita nostra, io dico quella parte che noi virtuosamente viviamo,

dee stimare inferiore. Sono, come io avviso, rare molto quelle opere, le

quel fatto di quei due singulari dipintori, io dico di Zeusi e di Parrasio, i

, che di agguagliarle con parole non credo io che si potesse giammai. Molti tra gli

di maggiore vivezza apparisce fornita. Né credo io che altro significare volessero i poeti nella favola

. Dove non sono queste due parti, io dico la vivacità et il costume, più

E comecché molte lodi e, sì come io avviso, forse più giustamente de 'sopradetti

commendare? Ma nessuno di questi, come io stimo, per la grandezza della cosa è

compiuta bellezza fosse in questa sua opera, io similmente affermerei che il Petrarca di tanto nome

Delle quali alcune non già, sì come io avviso, per li artifizii isquisiti così furono

queste cotali arti sono quelli che, come io stimo, per la loro difficultà dall '

prima sono divisate. Et in questo intendo io del fine dell 'arte, che in

del tutto differente? Et in questo intendo io di ogni fine, qualunque egli sia,

una perfezzione cotanto grande, operano, come io avviso, che così di rado ella in

via questo stromento. Degli occhi non crederò io già che egli ci abbia alcun dubbio,

è tanto disiderato. E certamente, come io avviso, non si potrebbe mai, sì

bellezza vogliono dimostrare hanno usato questo di che io favello. Perché, volendo Terenzio mettere innanzi

sconcio si sta lontana. Né crederrò io che alcune simili opere, perché sono imperfette

suavità è mescolato, onde, sì come io avviso, diletto e maraviglia, piacere e

per persuaderla, di molte parole non credo io che sia di bisogno. Il terrore che

del San Giorgio si è detto; perché io dubito che molto meno non sia, che

affetti, gravi e noiosi. Sento bene io che, quanto più si affissa la mente

più si abbaglia; et in ciò sono io sicuro, che non questa copia di parole

Trattato della nobiltà della pittura. Composto ad instanzia della venerabil Compagnia di San Luca et nobil Academia delli pittori di Roma. Da Romano Alberti della città del Borgo S. Sepolcro.

Alberti Romano 4 risultati

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mio, e finalmente per questi ornamenti che io ho per voi acquistato, e quelli che

van disprezzando. Imperoché, comportarete voi che io sia così vilipesa? Non certo, perché

, l 'istesso Iddio, al quale io sono accetta, servendosi egli di me umil

», cioè: « Ma che estenuo io il vincitore con questo balbettar fanciullesco? Anzi

Il Figino. Overo del fine della pittura. Dialogo del Rever. Padre D. Gregorio Comanini Canonico Regolare Lateranense. Ove, quistionandosi se 'l fine della pittura sia l'utile overo il diletto, si tratta dell'uso di quella nel Cristianesimo e si mostra qual sia imitator più perfetto e che più si diletti, il pittore overo il poeta.

Comanini Gregorio 22 risultati

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re senza portargli a donar qualche cosa, io giudico che almeno debba essere osservato nella pompa

essa dee sposarsi con la sua Chiesa; io, che tanto a lei debbo, come

egli fa della sua persona. Né perché io a V. S. Reverendissima, dovendo

fronte. Questo è 'l dono che io le presento, sì come a novello Principe

; e questo è 'l segno che io le dò parimente dell 'allegrezza dell '

Se, come uomo cittadinesco e gentile, io non l 'onoro con vivande preziose,

et adornarla. Della contentezza poi, che io godo nella mia mente, perché V.

non voglio dir altro; sapendo essa che io, quantunque taccia con le parole, grido

'entrare che il Sig. Guazzo et io abbiam fatto a voi, v 'abbiam

ma più tosto conforto e diletto: poiché io leggeva una canzone del Comanino, la quale

e non invidia, è stata cagione che io l 'abbia riposta, avendo questo componimento

maniera. Ma bene sta che, poiché io sono disavedutamente trascorso nel dire qual sia questa

trascorso nel dire qual sia questa scrittura che io leggeva, faccia la penitenza del fallo della

voi, Guazzo, il lettore; che io m 'apparecchio ad ascoltarla con avidissima orecchia

lettore sarestene stato voi, di quello che io mi sia. Tuttavolta, perché a voi

mezzo del cielo, più si riscalda, io mi contento d 'accettare l 'onor

queste parole, che nulla più. Ma io non era trascorso tant 'oltre col mio

è di cosa brieve. Gua. Io leggo per ubidire:

ambedue molto più che non merito. Ma io, o Figino, mi rallegro con esso

una tavola (che forse è questa che io qui veggio alla parete appoggiata), dentro

'arte della pittura. La qual cosa io non so s 'io mi debba assolutamente

La qual cosa io non so s 'io mi debba assolutamente approvare. Fi.