. Et a 'Frati di Santo Spirito lavorò una tavola, dentrovi la Nostra Donna,
, castello X miglia lontano a Fiorenza, lavorò un 'altra tavola; e dentro nella
nelle cose del cielo. Et in questo lavoro medesimo dimostrò arte e bella advertenzia in un
; et a Pietro del Pugliese amico suo lavorò una storia di figure picciole, condotte con
quali Rafaellin del Garbo suo discepolo molte ne lavorò. Fu stimata detta cappella per maestro Lanzilago
altre cose fece in quella città. E lavorò a fresco in Castilione Aretino, sopra la
mercede il terzo del guadagno. In Siena lavorò in San Francesco al cardinale Piccoluomini, nipote
oggi ancora uno in Siena. In questo lavoro tenne Pinturicchio in opera molti lavoranti, tutti
grado né a prìncipi né agli altri. Lavorò ancora a Perugia. Et in Araceli dipinse
Buonfiglio pittore perugino, il quale molte cose lavorò a Roma in palazzo del Papa per que
compagno e suo domestico amico ancora e seco lavorò Gerino Pistolese, il quale ancor egli fu
di Pietro suo maestro, con il quale lavorò fino presso alla morte, e col Pinturicchio
lungo, Xx figurine proporzionatissime e belle. Lavorò di smalti ancora molte cose di argenti,
che difficilmente si potesse lavorare in quel mestiero lavorò egli meglio che qualsivoglia eccellente orefice. Ma
l 'anno Mccccxc. Piacque talmente questo lavoro in Bologna che messer Giovanni Bentivogli, desideroso
di vedere se il medesimo gli riusciva nel lavoro in fresco. Aveva fatto messer Giovanni dipignere
opere che egli voleva, che e 'lavorò molte cose che io non ne farò memoria
per le lode che egli ne ricevé. Lavorò dopo queste una tavola in San Vitale et
in quel tempo buon nome nel dipignere. Lavorò in San Francesco della Vigna in Vinegia una
e maestro Zeno veronese, che in Arimini lavorò la tavola di San Marino e due altre
con utile e guadagno loro molto eccessivo. Lavorò alle Donne di Santa Chiara una tavola con
afflitti e piangenti la morte del Signore. Lavorò in un 'altra tavola un Crocifisso con
, de l 'opere che in muro lavorò, quella era stimata la più continuata in
altar maggiore, e nella Certosa di Pavia lavorò similmente una tavola a que 'frati.
Agnolo al tempo di papa Paolo Iii. Lavorò una volta in torre Borgia nel palazzo del
Pietro, gli feciono allogazione di tutto il lavoro. Aveva Filippino finito in quella tavola
Cambio di quella città, e cominciò un lavoro a fresco pure di non poca importanza a
da Urbino, il quale molti anni lavorò con Pietro in compagnia di Giovanni de '
Niccolò Soggi fiorentino, il quale in Roma lavorò il quadro di Santa Prassedia et a Prato
della minor tribuna, e nel medesimo luogo lavorò una tavola della Natività, et altre opere
San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò uno Angelo che teneva alcune vesti; e
Benci, cosa bellissima; et abbandonò il lavoro a 'frati, i quali lo ritornarono
in Venezia, ma per tutto. Lavorò in Venezia nel suo principio molti quadri di
che è fatto per il suocero suo: lavoro veramente divino, perché vi è una unione
da noi fra i buoni artefici. Lavorò un quadro d 'un Cristo che porta
, fa miracoli, come si vede. Lavorò in diversi luoghi, come a Castelfranco e
ne la chiesa di Santo Spirito di Fiorenza lavorò alla capella di Gino Capponi una tavola,
, sendo le figure non molto grandi. Lavorò per Giovan Vespucci, che stava dirimpetto a
di Francia. Egli trovò in tal lavoro il modo del buttar le volte con le
studiando. Si partì da Cosimo, e lavorò alla Porta San Piero Gattolini nelle sue case
mostrare ch 'era attissimo ad ogni eccellente lavoro di quella arte come alcuno altro. Laonde
convento alcune cose dipinse in fresco. Similmente lavorò in fresco uno arco sopra la foresteria di
diede grandissimo credito nell 'arte. Lavorò alla Certosa di Fiorenza, nel capitolo,
per che i frati, acciò che il lavoro si finisse, raddoppiarono la piatanza a Mariotto
tavola dello altar maggiore, che in Gualfonda lavorò in una sua stanza, insieme con un
e pitture in casa di cittadini, e lavorò a Giovan Maria Benintendi tre storiette di sua
di Nostra Donna; similmente in Santa Trinita lavorò in una tavola la Nostra Donna, San
Roma; e così in quella condottosi, lavorò e finì a frate Mariano Fetti a San
di bronzo e di legno; e quivi lavorò a concorrenza con maestri di quel paese,
da murare et altri artefici in su il lavoro. Ma facendosi ognora più vivi i romori