118) 7; inesatto fare dell 'opera un precedente di Giunta, dato che qui
di molti altri studiosi) ad attribuire questa opera al « Maestro della Santa Chiara ».
l 'iscrizione dice il vero l 'opera dovrebbe essere anteriore, o posteriore di poco
trarre da modelli di Giunta anteriori all 'opera di San Domenico, tanto da far supporre
; e fu grave danno che un 'opera così solenne non figurasse alla mostra.
suo stile si isola nettamente da ogni altra opera toscana e, qualunque sia l 'origine
sue storie; Firenze, Museo dell 'Opera. Si veda anche qui come il
Croce. La storia critica dell 'opera, a parte i vecchi riferimenti a
l 'intervento del padre in quest 'opera. È però verosimile che i molti accordi
affermazioni del Catalogo che ingiustamente deprime l 'opera, essa è importante anche per la cronologia
. Ma, appunto perciò, l 'opera non dovrebbe essere, come afferma il catalogo
Santi; Firenze, Accademia. Unica opera firmata dal maestro e con la data del
» e che è significativo che l 'opera provenga dall 'Emilia (Coletti) è
di Parigi che ne è certo l 'opera più studiata (« Stile », 1941
; Bagnano, Santa Maria. È opera di Meliore. Scuola Del Maestro Della
'Agata; Firenze, Museo dell 'Opera. La faccia dugentesca dell 'opera
Opera. La faccia dugentesca dell 'opera, dipinta sui due lati con l '
Bandini. Anche questa è indebitamente definita opera rustica del tardo Duecento. Si lega invece
, San Verano. Questa, davvero opera ritardataria sulla fine di secolo. Scuola
. Dice il catalogo che l 'opera è completamente rifatta. Più reciso, ma
. Crocefisso; Firenze, Museo dell 'Opera di Santa Croce. Non era,
, intanto, diminuì per tutta l 'opera l 'assegnazione a « bottega ».
possa andare oltre e ascrivere tutta l 'opera al « Maestro di San Gaggio »,
L 'esatta definizione è nell 'opera della Vavalà; databile verso l ''
di dipinti, Niccolina Carusi. L 'opera è legata anche col bellissimo Crocefisso Loeser (
almeno come precedente, e poiché l 'opera, nobilissima, è di un maestro che
, il suo mutamento in quest 'opera di Stia, questa ripresa di frontalità arcaica
, difficilmente, posteriore al '90. Opera e maestro, dunque, da tenere sul
1301 dà un ante quem per questa grande opera. Un altro, ma non precisabile «
quattro Santi; Firenze, Museo dell 'Opera di Santa Croce. Il dotto Procacci
già in Badia, citato dal Vasari come opera di Giotto; cui in parte
serie iconografica vi è completa. Probabilmente, opera giovanile di Stefano fiorentino, come proporrò più
catalogo attribuita a un ritardatario bizanteggiante. È opera solenne del « Maestro della Santa Cecilia »
leggersi: Giotto. L 'opera è, infatti, del maestro, soltanto
. Rasini. Venuta alla mostra come opera della cerchia immediata
di Casa Pendaglia ». di cui qualche opera è pure riapparsa nella citata chiesa di Sant
. Seguitano i miniatori di Lionello. Bono opera tra Ferrara e Padova, dopo essere stato
con effetti quasi di terraverde; opera che avrebbe aiutato il chiarimento. E restando
ben visibile, quasi toccante; l 'opera può dunque spettare alla metà del secolo »
incroci, ascendenze e discendenze che un 'opera così alta sembra poter finalmente raffigurare la persona
al rallentatore, trapassano direttamente da quest 'opera alle due Muse di Budapest soprattutto, ma
Risorge così, per grazia di un 'opera e delle facilitazioni ch 'essa offre alla
figlio di un orafo. Tutta l 'opera anzi è come un 'enorme « repoussé
Giovanni in Monte. A me l 'opera sembra condotta su un cartone del maestro ancora
Settembre » di Schifanoja, cui l 'opera sembra infatti seguire da presso, mentre di
aver citato nell '« Officina » come opera di Ercole intorno all '80 un piccolo
dipinto verso Verona e Padova. L 'opera invece rientra perfettamente nel gruppo ricomposto del Costa
proposta dal Sirén e riportava decisamente l 'opera in vicinanza del Cossa; finché, negli
precisato che in quella serie fu all 'opera soprattutto Bartolomeo, mentre ad Agnolo non può
fluviale presso l 'Appennino. L 'opera si lega inoltre assai bene ad altra tavoletta