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Dialogo della Pittura intolato L’Aretino. Nel quale si ragiona della dignità di essa pittura, e di tutte le parti necessarie che a perfetto pittore si acconvengono con esempi di pittori antichi e moderni; e nel fine si fa menzione delle virtù e delle opere del divin Tiziano.

Dolce Lodovico 30 risultati

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mirabili, con tutti gli avertimenti ch 'io v 'ho detto. E in materia

potete a lui aguagliarlo? Aret. Io vi lascio, Fabrini, e lascierò sempre

la quale è difetto escusabile e, come io dissi avanti, Spesso occhio ben

due è più perfetto. Aret. Io vi dico che Rafaello sapeva far

altro. Poi vi dovete ricordare ch 'io v 'ho detto ch 'è di

è detta da 'Greci charis, che io esporrei sempre per 'grazia '.

quando egli volle, e perfettamente; senzaché io vi ritorno a dire che in tutte le

incontro, la facilità, parte, come io dissi, difficile a conseguire; et halla

movano. Fab. Questo non niego io. Ma voi, che dite di quelle

di Michelagnolo ? Aret. Io non ne voglio parlare, percioché questa è

parte che possono giudicar parimente tutti; né io vorrei col mio dire offenderlo. Fab

. In ciò non dite altro; che io so che 'l panneggiar di Rafaello

sola. E così potete, mi credo io, oggimai vedere che fra questi due nel

che ho udito dire a molti, et io ancora così vi affermo, che le cose

anni di sua vita (come ne posso io farvi fede e come scrive il Vasari con

stato grato; e di qui inanzi son io per credere ciò che credete voi, ché

di qualche altro pittore. Aret. Io non mi soglio stancare per così piccioli ragionamenti

; e questo ancora è cosa ch 'io v 'ho promesso, né voglio mancar

coloritore che disegnatore. Ma che vi dirò io di Francesco Parmigiano? Diede costui certa vaghezza

medesima città meritamente isquartato. Fab. Io comincio bene a vedere che Michelagnolo

in tutti i moderni; percioché, come io dissi, egli camina di pari con la

a vedere, ebbe a dire: " Io stimo che Tiziano in quel nudo

istoria di Federico Barbarossa, quando, come io dissi, bacia il piede al papa;

istessa. Voi vedete bene che queste opere io le trascorro, percioché, a voler solo

già vi ho ragionato; in guisa che io vi conchiudo che non fu mai pittore che

di colorito e d 'invenzione. Ma io vado ritenuto e scarso nelle sue laudi,

non pitture. Fab. So ben io che di aver ritratto o altra pittura di

. Tutto questo è verissimo; e perché io stimo che non vi resti altro in questa

è, ma con la distinzione ch 'io v 'ho detto di sopra. E

ho detto di sopra. E di presente io temo che la pittura non torni a smarrirsi

Due Dialogi di M. Giovanni Andrea Gilio da Fabriano.

Gilio Giovanni Andrea 20 risultati

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: « Quest 'acqua chiara, che io ho veduta, m 'ha fatto venir

di grazia, leggetela un poco, perché io non l 'ho più intesa »,

Son le pompe di queste ch 'io celebro, Ove sì dolcemente amor m

natural colore. Alto soggetto ch 'io miri e contempre, Ancor ch '

'ebber titol di beltade. Et io, che più farei, Se '

facessero che già fecero ». « Io mi tengo da voi, disse M.

. Rispose M. Polidoro: « Io non negherò che la pittura [non] abbia al

. Soggiunse M. Ruggiero: « Io dessidererei sapere da che avviene che, essendo

. Disse M. Silvio: « Io darei la lode de l 'invenzione più

. Soggionse M. Ruggiero: « Io sono de l 'opinione di M.

, fatto un computo de 'tempi, io fo una ragione per la quale do la

con la lingua ». « Et io, soggiunse M. Francesco, aggiungerei che

ninfe marine, et altre cose tali che io sarei lungo a raccontarle ». Disse

Terminale fusse in questa forma adorato, ma io crederei che più tosto i posteri che Numa

Poi che a voi così piace, che io legga questa lezzione, io non posso né

piace, che io legga questa lezzione, io non posso né voglio contradirvi, ché me

per ubbidire a chi mi può comandare, io lo farò volentieri ». « Non

soggionse M. Vincenso, ché anch 'io sono de la vostra professione, e quello

travagli del suo male. Ma che vo io mendicando gli esempi degli antichi, avendone in

ch 'imposto vi fu direte, et io Sarò forzato o rider o dormire.